Partecipare a laboratori di simulazione può essere causa di contagio? I risultati di uno studio nazionale sui corsi di rianimazione di base.
Le patologie cardiache sono responsabili del 35% di tutti i decessi e l’arresto cardiocircolatorio costituisce ancora la principale causa di morte nel nostro paese. Questo triste record si è mantenuto anche durante la pandemia: le morti per arresto cardiaco sono addirittura aumentate a causa di diversi fattori, tra cui anche la paura di soccorrere un paziente con potenziale infezione da Sars-Cov-2. Inoltre, l’instaurarsi della pandemia ha portato, ahimè, ad una iniziale sospensione di tutte le iniziative formative di Primo Soccorso, il cui ripristino è stato possibile solo dopo le nuove disposizioni inserite nelle nuove Linee Guida del Ministero della Salute. Infatti, il Ministero delle Salute ha prodotto in data 23/06/2020 la circolare (prot. n. 21859) “Indicazioni nazionali per il contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nelle operazioni di primo soccorso e per la formazione dei soccorritori”, in cui vengono elencate le nuove direttive per effettuare le manovre salvavita in sicurezza e le linee guida per l’erogazione dei corsi di primo soccorso durante la pandemia COVID-19.
Più volte ci si è domandati se la partecipazione a eventi formativi, ed ai laboratori di simulazione ad essi connessi, potesse essere causa di contagio. Per valutarne, quindi, la sicurezza ho pensato di realizzare con il Ministero della salute in collaborazione con l’American Heart Association (AHA) e l’Italian Resuscitation Council (IRC), uno studio, di respiro nazionale, per valutare le criticità nell’organizzazione delle iniziative formative sulla rianimazione di base (corsi BLS-D) e gli eventuali contagi ad essi correlati, nel periodo compreso fra Giugno 2020 e Gennaio 2021, proprio durante l’emergenza pandemica.
Sono usciti fuori dei dati davvero interessanti, recentemente pubblicati sulla rivista internazionale Resuscitation. Tra i 398 centri di formazione IRC/ERC e AHA italiani, 337 hanno svolto attività di formazione durante il periodo di studio, per un totale di 7833 partecipanti di cui la maggior parte (68%) erano operatori sanitari e il 32% laici.
L’attività è stata ritenuta utile dal 90% dei partecipanti, compresa la nuova formazione sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (94% delle risposte). Tuttavia, l’80% dei partecipanti ha manifestato il timore di essere contagiato durante l’attività formativa, principalmente proprio durante la sessione pratica di simulazione (69%). Infatti, il 94% dei partecipanti ha riferito preoccupazioni sulla sicurezza dell’evento, in particolare sulla disinfezione della sala e del manichino. Lo screening con tampone Sars-Cov2, l’uso delle mascherine e la distanza interpersonale sono stati considerati interventi utili per la prevenzione delle infezioni.
Il dato più importante emerso è stato quello sui casi COVID correlati alla partecipazione a queste attività: sono stati 9 i casi di infezione da COVID-19 dopo i corsi tenuti durante il periodo di studio; il 90% dei quali si è verificato entro 5-14 giorni dopo il corso e l’età dei discenti contagiati variava tra i 31 ed i 40 anni. Il rischio di infezione legato alla partecipazione ai corsi è stato dello 0,11%, con un tasso di incidenza complessivo stimato di 54,8 per 100.000 partecipanti.
Questo studio rappresenta il primo rapporto sull’incidenza dell’infezione da Sars-Cov2 correlata ai corsi di BLS ed alle sessioni di pratiche ad essi integrate, e definisce un punto di riferimento per valutare la sicurezza di attività di addestramento residenziali, basate sulla simulazione durante la pandemia da COVID-19. In una prospettiva rischio-beneficio, a fronte di circa 70.000 arresti cardiaci/anno in Italia, il rischio di infezione durante i corsi BLS, e le sessioni di simulazione in essi integrate, appare molto limitato e può essere ulteriormente ridotto.