Emergency Team Competencies Tool è uno strumento per il debriefer di scenari d’emergenza che unisce nella stessa tassonomia Technical e Non-Technical skills.
L’ultimo scenario, prima della pausa caffè, è ambientato in area critica: sono presenti inizialmente un medico e un infermiere di PS.
Istruttore: Pronti? Inizio scenario!
E’ appena arrivato in sala, portato dall’ambulanza del 118, un paziente con astenia generalizzata e dolore addominale diffuso. All’ingresso in triage, i parametri vitali non sono male, a parte una lieve bradicardia. Il medico (MED A) chiede al collega Infermiere (INF) di preparare per un ECG a 12 derivazioni, un accesso venoso e gli esami del sangue. Nel frattempo intervista il paziente per comprendere che cosa sia successo. I fattori di rischio non mancano: il Sig. Marcello fuma 2 pacchetti di sigarette al giorno e la sua dieta non è il massimo. Dopo aver osservato in silenzio il tracciato ECG, l’INF si allarma nel vedere, insieme al MED A, un BAV di 2° grado Mobitz II. Ma non è tutto: il tratto ST è sopraslivellato in alcune derivazioni. INF e MED A si dividono i compiti: “impacchettare” il paziente, contattare l’emodinamica e decidere il percorso. L’INF prepara il monitor ed estrae dei materiali, tra i quali i farmaci e le piastre del defibrillatore. Dopo aver somministrato la terapia indicata dal cardiologo dell’emodinamica, l’INF inizia a posizionare tutti i presidi per il monitoraggio dei parametri vitali.
Il MED A lo guarda e dice: cosa fai?
INF: Preparo le piastre, saturimetro e sfigmomanometro, così lo “impacchettiamo” prima di portarlo su…
MED A: metti un saturimetro, il resto non serve, tanto tra 5’ è in sala.
INF: Ma dal tracciato vedo che c’è un BAV di 2° grado su STEMI.
MED A: non serve, dai, facciamolo portare su in fretta.
INF: Ok, allora dimmi tu cosa vuoi che faccia adesso.
Nel frattempo, entra il MED B che, vedendo la scena, commenta: qui avete finito? Avete messo le piastre?
Le piastre vengono quindi applicate e il paziente viene rilasciato per essere trasportato in sala.
Istruttore: OK grazie, fine scenario!
Inizia il debriefing. Sono presenti: l’istruttore/Debriefer, il MED A, il MED B e l’INF.
Debriefer: bene ragazzi, com’è andata?
MED A: Bene, no? Beh, direi che abbiamo fatto tutto.
Debriefer (rivolto all’INF): e tu?
INF: Io…sì…anche io…bene…ma inizialmente non ho capito alcune dinamiche…
Debriefer: ho visto che c’è stato un attimo di incertezza sul fatto di applicare le piastre…come mai?
INF: Mentre MED A parlava con il cardiologo volevo mettere le piastre… sapevo che andasse fatto, così mi stavo preparando a farlo…
MED A: …appunto, siccome stava per andare su non era il caso di aspettare… comunque per me va bene come abbiamo fatto… alla fine abbiamo risolto, siamo stati un team, vero?
Debriefer: Certo, avete in poco tempo dato una risposta alle esigenze cliniche, e questo sulla lavagna lo scriviamo nei PLUS, però in questi casi – guardando l’INF – avreste potuto usare una migliore assertività… E da parte tua – guardando il MED A – invece era preferibile avere un decision making più esplicito e strutturato… queste due annotazioni le mettiamo nei DELTA… l’importante comunque è che le cose vengano fatte prima o poi. Se non abbiamo altro da dirci, ci prendiamo un caffè?
È il momento della pausa caffè, ma sarà un caffè un po’ amaro per tutti. Il MED A, davanti alla macchinetta si chiede cosa sia in pratica un “decision making esplicito e strutturato”. Anche l’INF, pensoso, si chiede come fare ad avere un “migliore assertività”. E per parte sua, l’Istruttore/Debriefer si chiede quanto sia stato efficace nel far passare i messaggi durante il suo debriefing.
In sintesi: tutto è andato bene ma nessuno è soddisfatto!
Si poteva fare qualcosa di diverso? Certamente si poteva fare qualcosa di diverso, la domanda è: Come? In letteratura sono presenti diverse metodologie di conduzione del debriefing. Si parla spesso delle fasi del debriefing, di mettere a proprio agio il discente, di discutere delle azioni fatte e non fatte. Tuttavia, esiste un modo per strutturare questa fase finale della simulazione così importante e tanto sensibile? Uno strumento utile al debriefer potrebbe essere lo schema descritto nell’ “Emergency Team Competencies Tool” (ETCt), costruito per gli operatori dei setting di emergenza. Studiato per delineare in modo sintetico e user-friendly le competenze tecniche e non tecniche fondamentali, esso è facilmente utilizzabile anche all’interno della pratica clinica quotidiana. In particolare, l’”ETC tool” rappresenta un passo in avanti nella formazione continua del personale, poiché unisce nella stessa tassonomia Technical Skills e Non-Technical skills, superando un dualismo ormai obsoleto per virare verso un più coerente concetto di “Competenze professionali”. L’obiettivo ultimo della simulazione infatti è traslare le conoscenze e le abilità apprese in formazione in solide competenze che il professionista può esercitare nell’attività clinica quotidiana. Lo strumento ETC consente di supportare la crescita professionale degli operatori dei team di emergenza-urgenza, dando le “parole giuste” da usare al “momento giusto” per incentivare l’autoanalisi, facilitare il debriefing e favorire il confronto fra pari su basi oggettive a valle dei comportamenti osservati.
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