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Il volto della simulazione

Pier Luigi Ingrassia
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L’incredibile storia del serafico sorriso di Resusci Anne che ha ispirato artisti e cambiato il mondo della simulazione

È inutile. Quando parliamo di simulazione, soprattutto di manichini, la memoria richiama immediatamente un volto. Quello di Resusci Anne. E visto che questo numero #1 esce proprio in coincidenza della settimana di sensibilizzazione per la Rianimazione Cardiopolmonare “Viva!” promossa dall’IRC ritengo doveroso corrisponderle in omaggio questo spazio e in generale un’attenzione particolare a questo numero, descrivendone la storia. Alcuni sicuramente la conosceranno già, altri l’apprenderanno. In ogni caso penso che sia una storia che vada comunque raccontata, visto che ha ispirato artisti, disegnatori e persino scrittori. E poi vanta un primato: è del volto più baciato al mondo!

Si tratta del volto di una donna sconosciuta (l’Inconnue) o di cui si conosce solo ciò che le successe dopo la morte. Alla fine del 19° secolo, sulla Senna a Parigi, fu ritrovato il corpo di una bellissima giovane donna, che dimostrava 16 anni. Non avendo ferite sul corpo, fu stabilito che si trattava di un caso di suicidio. Il corpo fu portato all’obitorio e, come era consuetudine all’epoca, esposto per un po’ di tempo in modo che potesse essere riconosciuto da un parente. Nessuno venne, però, a identificarla. Durante la preparazione del corpo, il patologo rimase colpito dalla triste bellezza della giovane donna e fece realizzare una maschera mortuaria in gesso del suo viso. Il suo mezzo sorriso è ciò che attira maggiormente l’attenzione, poiché sembra felice nella sua morte o, cosa più sorprendente, sembra essere solo addormentata. Per questo fu soprannominata la Monna Lisa annegata dal filosofo e scrittore Albert Camus, che la fece appendere alla parete del suo studio. 

È noto che la fama di questa Gioconda è dovuta a un giocattolaio norvegese, Asmund Laerdal. Nel 1955 riuscì a salvare il figlio che rischiò di morire per annegamento, rianimandolo e liberandogli le vie respiratorie dall’acqua inghiottita. Quando fu invitato dal medico austriaco Peter Safar a far parte di un progetto che doveva realizzare un manichino dotato di torso e volto per esercitarsi con la rianimazione cardio-polmonare, tecnica inventata poco tempo prima, volle che il volto del manichino fosse il più realistico possibile. Fu allora che gli venne in mente una maschera che c’era in casa dei suoi nonni, quella della Monna Lisa annegata, e decise di usarla per il suo manichino, a cui fu poi dato il nome di Resusci Anne. Dal 1960 Anne è entrata a fare parte della nostra professione.

Quello che tutti non sanno è che l’Inconnue servì da ispirazione per grandi artisti dell’epoca, come il pittore Pablo Picasso, il fotografo e pittore Man Ray, i poeti Rainer Maria Rilke e Louis Aragon e lo scrittore Vladimir Nabokov. Servì anche come ispirazione per alcuni film di François Truffaut e opere come The Worshipper of The Image di Richard Le Gallienne, del 1900, che raccontava la storia di una maschera dalla forza maligna e oscura, ispirata esplicitamente all’Inconnue.

Due sono i misteri che avvolgono il volto della giovane sconosciuta della Senna.

Si discute molto sulla perfezione dei suoi lineamenti. Secondo la Brigata Fluviale parigina, la giovane donna non sarebbe morta per quando venne fatto il calco. Il volto risulterebbe, infatti, troppo disteso e in salute per essere quello di una persona annegata, che invece sarebbe dovuto risultare gonfio in quanto il processo di decomposizione avviene più rapidamente nell’acqua. C’è quindi chi suggerisce che la maschera sia stata ritoccata per ottenere l’espressione perfetta. Oppure sia stata una modella professionista, bravissima a mantenere a lungo il suo viso inespressivo.

E ovviamente l’identità della donna. John Goto, artista di Oxford, costruì un resoconto apparentemente fattuale del lavoro investigativo e una serie di indizi che portavano alla scoperta di una carte de visite di inizio secolo in un rigattiere di Buenos Aires. Questa e altre prove dimostravano finalmente e senza alcun dubbio l’identità dell’Inconnue: si tratta di un’attrice ungherese di nome Ewa Lazlo, uccisa dal suo amante, Louis Argon. Jeremy Grange, invece, reporter della BBC, racconta che, durante la visita dello studio fotografico del famoso Edward Chambre Hardman a Liverpool, vedendo la maschera dell’Inconnue sulla parete della sala d’attesa, apprese dalla guida la storia di due sorelle, gemelle identiche, nate a Liverpool oltre un secolo prima. Una di loro aveva intrapreso una relazione sentimentale con un ricco corteggiatore ed era fuggita a Parigi, da cui non era mai tornata. Molti anni dopo l’altra sorella, recatasi in vacanza a Parigi, rimase scioccata nel vedere la maschera dell’Inconnue annegata appesa fuori dalle officine dei modellatori. Riconobbe immediatamente la ragazza come la sua gemella perduta da tempo, condannata – o benedetta – a rimanere per sempre giovane, mentre sua sorella invecchiava. 

Dal 1871, il laboratorio L’Atelier Lorenzi, situato nel sobborgo di Arcueil, a sud di Parigi, continua a produrre la maschera della Monna Lisa annegata. Laurent Lorenzi Forestier, che gestisce il laboratorio, afferma di avere tra le mani la maschera originale dell’Inconnue. E che questa maschera sarebbe stata fatta da uno dei suoi antenati. Probabilmente, sono proprio gli enigmi che circondano la sua origine che l’hanno resa così affascinante e popolare. È possibile che una volta assegnato un nome e una storia vera alla maschera di gesso con il sorriso della Gioconda, il mistero finisca, e così il suo enigmatico fascino. In ogni caso il volto di Anne, il suo serafico sorriso, ha fatto la storia della simulazione. D’altro canto, un volto senza tratti caratteristici è come un libro di cui non si può citar nulla (Joseph Joubert).

PLI

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