Al Misano World Circuit si inaugura il primo centro di simulazione clinica dedicato al trauma all’interno di un autodromo. Il Dott. Eraldo Berardi ci fa da pilota e ci racconta questa nuova avventura
Vroooom. Un’auto da corsa sfreccia sul rettilineo, un fulmine di metallo che corre più veloce del nostro sguardo. Percepiamo il muro d’aria che si sposta al passaggio della vettura, il sole che per una frazione di secondo colpisce la superficie metallica del tettino e ci ferisce gli occhi. Le luci dei freni lampeggiano per un attimo, prima che l’auto imbocchi la curva verso destra a tutta velocità. «Questa curva di solito viene fatta a 302 km/h» ci dirà poi il dottor Eraldo Berardi, direttore sanitario del Misano World Circuit, nostro pilota d’eccezione mentre percorriamo il circuito a bordo dell’auto medica.
Ma cosa ci fa un magazine di simulazione medica al Misano World Circuit? Cosa hanno in comune motori e simulatori? La risposta in realtà è molto semplice: un circuito motociclistico offre delle straordinarie opportunità per allenare le skill di gestione del trauma e dell’emergenza. Grazie all’esperienza clinica acquisita sul campo, l’équipe medica del Misano World Circuit ha infatti sviluppato un insieme di competenze uniche, uno skill set che può essere utile a tanti altri professionisti in Italia e nel mondo. Proprio per questo a Misano è appena stato inaugurato un centro di formazione medica, il quale ambisce a diventare il primo centro di simulazione clinica all’interno di un autodromo. Ovviamente non potevamo mancare alla giornata d’apertura, che si è svolta lo scorso 11 novembre. Per l’occasione, sono stati lanciati due corsi ECM in contemporanea, aperti sia al personale medico interno che a professionisti esterni: (1) il Corso teorico-pratico di gestione delle vie aeree di base ed avanzata nell’adulto, degli accessi vascolari, delle vie di somministrazione dei farmaci e del controllo delle emorragie massive; (2) il corso di Ecografia Clinica in Emergenza, POCUS.
Ne abbiamo approfittato per parlare con Eraldo Berardi del passato, del presente e del futuro del Misano Race Medical Team.
SZ: Dott. Berardi, cosa può raccontarci dell’esperienza della sua équipe nella gestione del trauma e dell’emergenza?
Eraldo Berardi: Beh, innanzitutto io sono qua da parecchi anni ormai e posso dire che abbiamo sviluppato una conoscenza e una competenza approfondita di questo settore, perché siamo in un luogo dove il trauma è ovviamente di casa. Noi siamo un gruppo molto consolidato, anche perché lavoriamo assieme da tanti anni e questo ci ha permesso anche di migliorare e codificare tutte le procedure necessarie. In occasione di un trauma durante grandi eventi abbiamo anche il vantaggio di avere a disposizione un poliambulatorio accreditato con numerosi apparecchi di diagnostica all’interno, il quale ci consente di approcciare il trauma in maniera diversa rispetto a un circuito dove queste strumentazioni non sono disponibili. In situazioni critiche, ovviamente, il primo obiettivo è quello di centralizzare rapidamente il traumatizzato. In altre situazioni in cui c’è tempo per poter approfondire e studiare il paziente e si ha la necessità di fare una TC, una risonanza cerebrale o vertebro-midollare, riusciamo a fare tutto in circuito. Il nostro è un gruppo che è composto da liberi professionisti e medici che afferiscono a varie ASL limitrofe, in particolare in Romagna, ma anche in Emilia, un team di rianimatori e traumatologi, ortopedici, radiologi che hanno maturato un’esperienza sia in circuito sia nella quotidianità del loro lavoro.
Faccio un esempio: ci sono quattro-cinque rianimatori che lavorano abitualmente sul soccorso di Ravenna, per cui a volte possono essere con noi in occasione di un’attività dell’autodromo. A volte arrivano come team d’emergenza, diciamo nel momento in cui dobbiamo accentrare un pilota che portiamo prevalentemente al Trauma Center di Cesena. In occasione dei grandi eventi in MotoGP o in Superbike abbiamo un nostro elicottero, mentre in altre situazioni ci avvaliamo del supporto del 118 di Ravenna.
Quindi, chi lavora qua è in grado di gestire le vie aeree in maniera totale. Mi spiego. Se un paziente deve essere intubato la procedura viene svolta qua, se dobbiamo gestire un pneumotorace iperteso viene drenato qua, se dobbiamo gestire un trauma addominale tutti i medici dell’équipe sono in grado di intervenire, e anche la maggior parte degli infermieri hanno le competenze per poter assistere in questo tipo di procedure.
Noi ci atteniamo al protocollo codificato del 118 per quello che riguarda le modalità, criteri e dinamiche di centralizzazione. Visto le dinamiche specifiche dei nostri politraumatizzati, abbiamo concordato una modifica dei protocolli per evitare di intasare il Trauma Center di Cesena, trovando un criterio che ci fa centralizzare determinati traumi a Cesena, mentre altri o li gestiamo qui, oppure li trasferiamo negli ospedali vicini, Rimini o Riccione per esempio.
SZ: E come è nata l’idea di creare un centro di simulazione avanzato proprio qui, in un setting così particolare?
Eraldo: Dunque, l’idea è nata da tempo, nel senso che noi siamo coscienti di avere una prospettiva e una visione del trauma che pochi hanno. L’autodromo lavora 280-290 giorni all’anno, quindi abbiamo una casistica di traumi molto ampia. Dal punto di vista ortopedico, vertebrale e cerebrale gestiamo tutto direttamente. a nostra esperienza è peculiare. Trenta secondi, massimo 1 minuto dopo l’incidente abbiamo il video dell’accaduto, e questo ci porta ad approcciare il trauma in una maniera diversa: vediamo chiaramente quello che è successo e abbiamo già un’idea chiara delle conseguenze dell’incidente e di come si possa intervenire, consentendoci di anticipare e pianificare le azioni da svolgere anche quando siamo sotto forte pressione. E allora abbiamo sempre pensato: ma perché, invece di disperderlo, non proviamo a condividere il nostro sapere, a portare all’esterno le nostre esperienze?
Volevamo partire già in epoca pre-Covid, ma ci mancava la struttura organizzativa. Questa volta, invece, ci siamo appoggiati a dei collaboratori esterni: noi mettiamo a disposizione le nostre competenze mediche, però poi ci vuole qualcuno che organizzi gli eventi, ecc.
SZ: Oggi inaugurano le attività del centro di formazione: come sono stati individuati i temi per i primi corsi?
Eraldo: Abbiamo deciso di stabilire delle priorità. È inevitabile che fosse così perché affrontare il discorso a 360 gradi, in una sola volta sarebbe stato troppo complicato, anzi impossibile. Abbiamo pensato che la gestione delle vie aeree negli eventi emorragici, che sono le situazioni più critiche, quelle che ti possono portare veramente alle conseguenze più drammatiche, potessero essere il giusto punto di partenza. Poi, credo che chiunque debba avere delle conoscenze ecografiche, magari basilari, per poter capire l’entità, la gravità, per poter agire immediatamente e, allo stesso tempo, anche programmare la centralizzazione del paziente in tempi e modi differenti a seconda di quello che risulta al momento.
Abbiamo già in programma un discreto numero di attività per il prossimo anno e abbracceremo tutte le criticità del trauma. Dovremo chiaramente vedere chi ci seguirà, chi avrà voglia di venirci dietro, ma in ogni caso ci servirà anche per formazione interna, perché nel team abbiamo diversi giovani che hanno bisogno di imparare, oltre che professionisti consolidati che comunque hanno bisogno di allenarsi.
SZ: Quindi quali sono gli obiettivi per il futuro, cosa prevede il programma dei prossimi mesi?
Eraldo: Stiamo definendo un programma per il 2023 che sarà finalizzato alla gestione di tutti gli aspetti legati al trauma. Quindi faremo corsi in simulazione su temi dell’ortopedia, della neurochirurgia, ci saranno tanti aspetti che affronteremo con i professionisti del circuito, gente estremamente competente, preparata ed esperta. Faccio un esempio: il dottor Donati è responsabile della chirurgia vertebro-midollare dell’Asl Romagna ed è qua in qualità di neurochirurgo consulente quando ci sono le gare. Elaboreremo perciò un programma finalizzato a gestire tutte le criticità legate al trauma, con l’obiettivo tuttavia di ampliare l’offerta e di parlare di temi peculiari ed attualmente poco reperibili.
Si parla di diagnostica in ambito pediatrico, si parla di anestesie loco regionali, di un corso teorico-pratico sui blocchi anestesiologici a livello periferico, e altro. L’idea è quella di creare un centro di formazione focalizzato sulla traumatologia in generale, che è la nostra specialità, però nulla vieta di poterlo allargare ad altri obiettivi collaterali a quello che facciamo.
SZ: Diciamo che è un caso unico al mondo, no? Possiamo chiamarlo un esperimento?
Eraldo Berardi: Noi siamo unici al mondo perché la Moto GP è consolidata a Misano ormai da 17-18 anni, e veniamo considerati il circuito più evoluto dal punto di vista sanitario, proprio per la struttura che vi ho appena descritto. Siamo in grado di erogare all’istante prestazioni di diagnostica di alto livello, una cosa che non succede in nessun circuito. Inoltre, il poliambulatorio di cui vi parlavo non è una risorsa dedicata solo alla pista, ma una struttura aperta al pubblico, accreditata e convenzionata, per cui le persone vengono in autodromo a fare degli esami clinici e a farsi visitare da specialisti che operano nel circuito. Avere un centro di formazione diventa perciò importante, in modo da incuriosire anche persone che vengono dall’esterno. Sono già in contatto con i colleghi di altri circuiti italiani (Mugello, Imola, Monza) per collaborare su un progetto, un’idea abbastanza originale. Anche quando siamo partiti con il centro medico tutti dubitavano che avrebbe funzionato, invece adesso migliaia di pazienti vengono in autodromo, quindi vuol dire che abbiamo fatto una cosa originale, ma interessante e soprattutto utile e che funziona.
SZ: Da questo circuito parte l’innovazione e siamo fieri di essere qua il primo giorno di attività.
Eraldo: Grazie e un ringraziamento anche alla proprietà dell’autodromo che ha questa lungimiranza, una mentalità molto aperta che ci permette di crescere e di condividere le nostre competenze.
SZ: Grazie mille dottor Berardi e congratulazioni!
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